Oggi, 25 novembre, giornata internazionale per l'eliminazione della violenza sulle donne: il messaggio del Presidente del Consiglio Comunale
Su iniziativa della Presidente del Consiglio Silvia Giada Di Maggio, il Comune di Torretta, al fine di celebrare la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, ha organizzato presso il Cinema Alba di Cinisi, la proiezione del film “C’è ancora domani”.
Scopo dell’iniziativa è quello di valorizzare e sensibilizzare la partecipazione attiva della cittadinanza sulle tematiche di contrasto alla violenza di genere. A tale scopo durante il viaggio in pullman, da Torretta a Cinisi, c’è stato un momento di riflessione animato dalla Presidente del Consiglio Comunale. Con oltre 20 milioni di euro incassati, “C’è ancora domani” è il film il più visto in Italia dall’epoca della pandemia ed ha riportato la gente al cinema trattando di violenza domestica, patriarcato e diritti civili. Rigorosamente in bianco e nero, il film diretto da Paola Cortellesi, è una commedia che si ispira al cinema neorealistico. Un inno di incoraggiamento a non abbassare la testa e a continuare la lotta senza fine per i propri diritti.
Silvia Giada di Maggio in una nota ha dichiarato: “È assolutamente un film che va visto e che deve servirci come spunto per comprendere le origini di atteggiamenti culturali sbagliati che hanno portato ad istituire la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne.
È una storia che ci viene raccontata con un’amara ironia, estremamente cruda nel mostrare come il patriarcato, la misoginia , gli abusi e la violenza sulla donna fossero all’epoca del secondo dopoguerra, normalizzate. Parliamo di donne che hanno fatto cose eccezionali nella loro vita, restando in silenzio, perché cosi era stato insegnato loro. Hanno cresciuto famiglie numerose, patito la fame, sopportato la fatica, sono andate avanti pensando che quello fosse il loro destino, già scritto in quanto donne e che la loro quotidianità fosse quella di ubbidire e subire.
Ci spiega, con i giusti toni, che il patriarcato e il maschilismo tossico sono dei demoni con i quali ancora oggi conviviamo. Sono scolpiti nel nostro DNA, si sono radicati nella nostra cultura e germogliano ancora nella nostra società.
Non è una storia estrema e mette in scena le vite delle nostre nonne. Il 1946 potrebbe sembrare lontano, ma ci basta leggere le ultime notizie di cronaca, per comprendere che quella cultura non è ancora stata definitivamente sradicata. È difficile comprendere come sia possibile che in una società moderna, anche in ambienti dotati di strumenti quali lo studio, la cultura dell’emancipazione e dell’indipendenza, ci ritroviamo a dover affrontare tragedie come quella di Giulia.
Dobbiamo, mi rivolgo a tutte le donne, imparare a comprendere tutti i segnali di una relazione tossica, imparare ad allontanarci da persone sbagliate.
Siamo stanche di scendere per strada e avere paura, di sentirci chiedere cosa indossavamo, di dare giustificazioni alle nostre scelte, di essere trattate come oggetti, di dover fare da crocerossine a uomini che minacciano di farsi male se manifestiamo loro l’intenzione di volerli lasciare.
Siamo stanche di dover fare un passo indietro per evitare di fare ombra alle insicurezze maschili. Stanche di sentirci dire che è stato “un raptus”. Non lo è; è sopraffazione!
Dobbiamo scendere tutti in piazza, trovare il modo di ribaltare questo sistema perché siamo stanche e abbiamo paura, ma la paura, può anche diventare un sentimento positivo, un sentimento di reazione, poiché può alzare il livello di attenzione al problema e farlo diventare un’emergenza di cui anche la politica deve farsi carico.
Il problema riguarda ognuno di noi: uomini e donne. Dobbiamo tutti riflettere e affrontare questo problema culturale.
Per cominciare, basterebbe riconoscere ed avere reazioni ostili ad atteggiamenti maschilisti, per poter sdradicare questa cultura che, da troppo tempo, ci portiamo dietro come eredità.
Bisogna chiedere aiuto e il 1522 potrebbe aiutarci ad iniziare un percorso.
Non è mai troppo tardi per uscire da una relazione tossica, non dobbiamo chiuderci nel silenzio, non siamo sole, perché, per citare il film “C’è ancora domani”, noi questa rivoluzione culturale e civile la vinceremo.
All'iniziativa hanno aderito ottanta persone. Tra queste un ringraziamento particolare è stato rivolto, dalla Presidente del Consiglio Comunale, alla responsabile della comunità Casa Gioì Dott.ssa Li Chiavi per la sua opera di sensibilizzazione nei confronti delle donne ospiti della comunità.