Ricordando Libero Grassi: grazie al suo sacrificio oggi denunciare si può
Pubblicata il 28/08/2021
In occasione del trentesimo anniversario della barbara uccisione dell’imprenditore Libero Grassi intendiamo ricordare l’esempio e il coraggio di un uomo giusto che si oppose ai ricatti criminali della mafia pagando con la vita il suo impegno nella lotta alla criminalità.
Il 29 agosto 1991, alle 7:30 del mattino, Libero Grassi fu ucciso dalla mafia, con quattro colpi di pistola mentre si recava a piedi al lavoro, per essersi opposto al racket delle estorsioni.
L’imprenditore siciliano, infatti, denunciò pubblicamente i mafiosi che avevano individuato nello stabilimento tessile che guidava dagli anni ’50 una fonte certa di guadagno attraverso il pizzo.
Otto mesi prima della sua morte, Libero Grassi aveva pubblicato sul Giornale di Sicilia una lunga lettera indirizzata ai suoi aguzzini intitolata “Caro estortore” nella quale sottolineava l’inutilità delle minacce telefoniche e dell’”acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia”.
Inoltre Grassi dichiarò in un’intervista a Michele Santoro che non avrebbe pagato “perché sarebbe una rinunzia alla mia dignità di imprenditore”. Pagò con il sacrificio della vita la difesa della sua dignità e dei suoi ideali di legalità.
Qualche mese dopo la sua morte venne varato il decreto che portò alla legge anti-racket 172, con l’istituzione di un fondo di solidarietà per le vittime.
Nel 1992 gli fu conferita la medaglia d’oro al valor civile con la motivazione: “Imprenditore siciliano, consapevole del grave rischio cui si esponeva, sfidava la mafia denunciando pubblicamente richieste di estorsioni e collaborando con le competenti Autorità nell’individuazione dei malviventi. Per tale non comune coraggio e per il costante impegno nell’opporsi al criminale ricatto rimaneva vittima di un vile attentato. Splendido esempio d’integrità morale e di elette virtù civiche, spinte sino all’estremo sacrificio”.
Nel corso di una intervista rilasciata in data odierna alla RAI, la figlia ha ricordato che oggi, grazie al sacrificio di suo padre, denunciare il racket si può ed ha invitato le vittime a rivolgersi alle associazioni antiracket.